Siamo ancora vivi, siamo ancora qui
Un Martedì assurdo in Champions League: pareggi, rimonte, tonfi inauditi... L'adrenalina non manca e per fortuna lo spettacolo ci tiene vivi in questo periodo di sospensione delle nostre vite causa clausura forzata. Dal divano abbiamo apprezzato la vittoria del Liverpool sull'Ajax, strappando il pass per gli ottavi di finale da prima classificata. Senza patemi. Marsiglia ed Olympiakos davvero poca roba, così come Dinamo Kiev e Ferencvaros, Krasnodar e Rennes. Tre gironi senza alcun senso in cui si qualificano le due più forti con un netto anticipo. Questo è un punto debole di una competizione il cui sistema di base andrebbe rivisto. Detto ciò, spostiamo il focus sulle due squadre di colore nero e azzurro.
C'è ancora vita. Avanti così, guidati da follia e ipertensione.
Titolone a parte, si parla dell'Inter (di chi se no?!) e di una partita incredibile al Borussia Park in Germania. La squadra di Conte per la prima mezz'ora ha fatto quel che doveva: ha rullato i tedeschi trovando il gol con Matteo Darmian e sfiorandone molti altri con Lautaro Martinez. Poi, chiaramente, abbassi i ritmi, sei privo di palleggiatori, non hai sfruttato a dovere le occasioni che ti si sono presentate ed ecco il gol preso. Al primo minuto di recupero Plea trova il gol del pari: come si dice in questi casi, gol mangiato, gol subito. Il baricentro si è abbassato troppo. Inizia il secondo tempo e per fortuna l'Inter torna ad asfaltare i suoi avversari: Lukaku fa doppietta (su assist prima di Brozovic, rientrato dalla quarantena dovuta al Covid, e poi del subentrante Hakimi). Partita messa in ghiaccio? Tutto tranquillo? Ma neanche per idea! Entrato dalla panchina, Sanchez decide di fare un regalino, decide di riaprire i giochi perdendo una palla sanguinosa a metà campo e Plea sigla la sua doppietta personale. Sarebbe arrivata la tripletta, ma dopo una breve visione al Var, l'arbitro annulla fortunatamente tutto per fuorigioco. Partita finita ed è ancora tutto in gioco, per tutte e quattro le squadre coinvolte: BMG 8 punti, Real Madrid e Shakhtar 7 ed Inter 5. Si gioca il tutto per tutto contro gli ucraini a San Siro.
La boria di un allenatore di una squadra sopravvalutata e protetta dalla stampa.
Quando si parla di Atalanta è difficile essere obiettivi e realisti. Perchè? Perchè la stampa italiana, a mio modestissimo parere, tende un po' troppo a gonfiare una realtà che certo ha fatto cose incredibili per essere una provinciale. L'Atalanta in tre anni non è diventata il Liverpool o il Real Madrid: è e sempre resterà una provincia. Tanto di cappello al presidente Percassi che ha creato un circolo virtuoso a livello economico regalando, come ciliegina sulla torta, alla città di Bergamo lo stadio di proprietà; ma bisogna andarci piano. Questa per loro è una bella storia ed è giusto che se la godano, ma arriverà, tornerà quel momento in cui dovranno lottare per restare in questo campionato. Chi contribuisce a pompare questo immaginario di un'Atalanta formato top team è quell'insopportabile allenatore: Gian Piero Gasperini. Il suo tratto distintivo è l'arroganza, deve sempre parlare dell'Inter anche quando vince, deve sempre lamentarsi di qualcosa, esattamente come Mazzarri. Va sempre alla ricerca di alibi, come nella sfida contro il Midtjylland. Non puoi lamentarti degli avversari che a ridosso della fine della partita fanno di tutto per perdere tempo quando a parti inverse lo avresti fatto anche tu; non puoi sempre dare la colpa agli altri (come del resto fa Antonio Conte) quando è la tua squadra ad essere colpevole. Klopp deve essere un modello per ogni allenatore: ammette gli errori quando si perde e stringe la mano al proprio avversario. Contro i danesi la partita è risultata inguardabile, non si segna più come solitamente avviene e Gomez viene sostituito all'intervallo perchè si rifiuta di adempiere a dei compiti tattici. Forse c'è un segno che ci dice che qualcosa si è rotto. Non lo sapremo mai come vorremmo, sarà tutto minimizzato se e quando ci saranno conferme di rotture. Vedremo contro l'Ajax ad Amsterdam cosa accadrà...
C. Pitari
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