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L'Inter e una storia che si ripete

 Sempre lo stesso copione!


Dopo un accenno al termine del post di ieri (LEGGI QUI), ecco, come promesso, il capitolo Inter.

Ebbene sì, ci vuole un post a sè stante per parlare di questa squadra, non solo perchè ne sono un tifoso appassionato ai limiti del viscerale, ma anche perchè la partita disputata contro il Torino ha offerto e buttato lì, con veemenza, spunti di riflessione che sanno molto di amaro. Ogni giorno sarebbe necessaria una disamina su questa realtà, causa una schizofrenia che certamente non è nata ieri, ma che è da sempre presente nell'anima, nel DNA. Sir Antonio Conte aveva detto, a Giugno 2019, di voler rendere la "sua" Inter no more crazy, ma si ha come l'impressione del contrario: è l'Inter che sta facendo impazzire Conte. Mai provare a cambiare l'anima di questa squadra. In generale non si deve, mai nella vita, provare a modificare la realtà naturale secondo i propri bisogni.

Detto questo, veniamo alla partita. Come al solito, l'analisi è doppia: prima ora di gioco davvero inguardabile, manovra spossata e soporifera; io la passo a te, tu la passi a tizio, che poi torna indietro e la passa a caio, palla al portiere che al mercato mio padre comprò... L'Inter è riuscita a far rianimare cadaveri già belli che sepolti (metaforicamente parlando s'intende, ovvio): dopo aver riesumato Gervinho, ora è toccato a Simone Zaza, che ha rimpiazzato Andrea Belotti, non al meglio fisicamente. Manca il giocatore più rappresentativo, ma niente da fare: Sanchez si perde Zaza ed è 0-1. Secondo tempo al via e niente è cambiato: solita moria e Young ingenuamente frana su Singo in area (nessuno sa chi sia, probabilmente hanno avuto bisogno dell'undicesimo da mandare in campo e han contattato tutti gli oratori dell'interland milanese): rigore causato, trasformato dall'ex di turno Cristian Ansaldi.

Fortunatamente davanti c'era una squadra che, nonostante il vantaggio, manda in naftalina il sistema nervoso e tutti in catalessi. Questo, sommato all'impetuosa reazione orgogliosa dei nerazzurri hanno prodotto l'ennesima rimonta: gol di Sanchez, doppietta di Lukaku e sigillo finale di Lautaro Martinez. Conte, sulla scia di Big Rom, recrimina la mancanza di ferocia. Tutto vero, ma sarà mai un caso che l'Inter abbia macinato gol proprio quando ha deciso di smettere di seguire gli schemi contiani? Io rispondo di no. Un allenatore prigioniero del suo unico modo di intendere la partita non ha vita molto lunga. La squadra di Giampaolo ha abbandonato il suo credo calcistico, il 4-3-1-2, si è messo a specchio mettendo l'Inter alle strette. Non ci si piò far mettere i piedi in testa dai forti candidati alla retrocessione.

Il tutto condito dall'amara consapevolezza dell'addio di Christian Eriksen annunciato dall'amministratore delegato Beppe Marotta, dichiarazioni pre-partita riportate dagli amici di TMW (Marotta su Eriksen). Un triste capitolo che, a parer mio, vede responsabili l'allenatore in primo luogo, per lo scarso utilizzo e la poca valorizzazione, e il calciatore stesso in secondo luogo perchè, quelle poche volte che è stato chiamato in causa, non ha dimostarto di essere all'altezza. La dirigenza non la ritengo colpevole in quanto ha provato a cogliere un'occasione di mercato, tentando di maturare una futura plusvalenza. Ahimè, questo non accadrà.

Sembra uno scenario apocalittico, ma finchè c'è vita, c'è speranza. Contro il Real Madrid è obbligatoria la vittoria e il campionato è assai lungo, mancano appena (!) trenta giornate. Conte non lo sopporto granchè dato il suo trascorso a tinte bianconere, ma la campagna denigratoria che gli dedico sarà sempre più blanda rispetto a quella che dedicherò sempre a Gasperini. Sempre forza Inter, che si vinca o che si perda! #amala


C. Pitari

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